Esiste un modo per riuscire a cantare gli acuti senza finire la voce dopo due minuti?
La domanda che ricevo maggiormente dai cantanti e aspiranti tali è: “Salvo, come faccio a cantare le note acute al massimo della potenza senza finire la voce?”
Si tratta di un talento naturale, qualcosa che si possiede fin dalla nascita, oppure stiamo parlando di un’abilità che si apprende con lo studio tecnico?
Come faccio a cantare le note acute al massimo della potenza senza perdere la voce?
Partiamo col dire che cantare non significa gridare dalla prima all’ultima nota, anzi, si tratta di una disciplina che va appresa con pazienza e costanza ma, soprattutto, con un METODO comprensibile anche dai bambini.
La buona riuscita nell’esecuzione delle note acute, quindi, è sempre una conseguenza del “prima”, cioè del lavoro tecnico che abbiamo applicato alle nostre corde vocali, dunque non si improvvisa mai!
Per migliorare la qualità del suono e trasformare la voce “grezza” in una voce professionale, con suoni piò rotondi e omogenei serve partire dalla respirazione, in particolare dalla Respirazione Centrale.
Saltare questo passaggio, spesso considerato noioso o addirittura “inutile” equivale a partire con le quattro gomme forate.
Se ti piace cantare ma senti di forzare eccessivamente la voce sugli acuti allora significa che stai sbagliando qualcosa di sicuro.
Per rispondere correttamente alla domanda iniziale sarà necessario partire per gradi e capire, intanto, il registro vocale di appartenenza, in modo da andare a lavorare sui passaggi tipici di ogni tipologia di voce:
- voce da basso
- voce da baritono
- voce da tenore
e per le voci femminili – registri femminili – esistono le voci:
- da contralto
- da mezzosoprano
- da soprano
Questo significa che ogni cantante avrà un’estensione massima della propria voce stabilità dalla natura e il “come” cantare bene gli acuti dipenderà anche da questo: se hai la voce da baritono non potrai quindi cantare sulla stessa estensione vocale del tenore, così come un contralto dovrà spostare verso la zona più grave il cantabile di un brano scritto per soprano…
Se hai la voce da baritono non potrai cantare sulla stessa estensione vocale del tenore
Adesso so a cosa stai pensando:
“Ma questa suddivisione dei registri vocali non appartiene al repertorio classico, quello dell’Opera lirica?
Cosa c’entra con il canto moderno o rock?”
L’identificazione del tipo di registro vocale sarà indispensabile effettuarla da subito, in modo da capire su quale passaggio di registro andare a lavorare, visto che ogni voce ha il suo e va affrontato in modo diverso.
Molti dei cantanti che ascolto quotidianamente vengono da me con una specie di “blocco” sul passaggio verso le note acute.
Alcuni di loro pensano di averle perse, per l’età, per la mancanza di allenamento o per un presunto “blocco psicologico”, fortunatamente questo accade raramente.
Altri hanno provato la posizione del pianto, con infiniti esercizi di respirazione sdraiati a terra mentre sollevano una pila di libri con la pancia che si gonfia a mo’ di canotto sulla spiaggia ma niente da fare…
Il fatto è che per cantare bene gli acuti non puoi fare affidamento alla giornata fortunata: “Oggi è martedì e quindi il lunedì nero ce lo siamo buttati alle spalle e sono in forma…”
Cantare le note acute non può dipendere dalla giornata giusta o dallo stato d’animo
Non possono dipendere nemmeno dallo stato d’animo: “Oggi sono carico e riesco a farle, ieri ero sotto il livello del mare e non c’era verso…”
Le note acute se le hai devono venire sempre
Riuscire a cantare bene le note acute è quindi una questione di tecnica = metodo e non di talento naturale, il problema rimane quale scegliere tra tutte le offerte presenti sul web?
Qual è il rischio a cui puoi incorrere se parti con un metodo di canto sbagliato?
Insomma, vogliamo capire se esiste un metodo da potere replicare ogni volta che desideriamo aprire bocca per intonare quattro note fatte bene a casa, sotto la doccia, al karaoke o in una serata importante con un pubblico pagante!
Bene, il 99% dei casi si risolve cambiando il modo di respirare: portando il fiato al livello delle costole fino a fare sbloccare totalmente le due semi-cupole diaframmatiche, questo in fase di inspirazione.
Quando iniziamo a sentire la contrazione sotto le costole, significa che c’è vita lì sotto e significa pure che il “motore” (diaframma) si sta scaldando davvero: ci servirà per far confluire l’aria alle corde vocali mentre teniamo rilassati i muscoli attorno alla laringe (gola)… ed ecco che aggiungendo un sorriso, i vocalizzi iniziano a prendere forma e così anche i suoni diventano via via più intonati, fino a ritrovarci ben oltre il “passaggio invalicabile” senza essercene resi conto.
In tutto questo processo naturale, a prova di bambino, inizierete ad avvertire una voce diversa, più bella, insieme a dei suoni di qualità, non più fatti a caso né strillati.
Questo processo lo facciamo avvenire regolarmente durante una semplice analisi vocale di 60 minuti, ci sono stati rari casi oggettivi di impedimenti fisici a non permetterlo del tutto ma, comunque, il suono tirato fuori ha creato un’esperienza al limite dell’estasiante.
E dopo?
Dopo è d’obbligo continuare, ti fermi mica ad un metro dalla scoperta dell’oro?
Buon canto a tutti! 😉