Che cosa significa “cantare”, e “cantare bene”, per una persona che ama il canto?
Per un cantante la propria voce costituisce forse l’elemento essenziale del proprio “io”.
Per chi ama il canto, non si tratta solamente di “cantare una canzone in modo intonato”.
Per queste persone, e probabilmente anche per te, la voce è:
- Il mezzo più naturale con il quale comunicare al mondo le proprie emozioni;
- Il filo conduttore tra il tuo “essere” e il mondo esterno;
- È lo strumento con cui esprimere sé stessi;
La tua voce è il veicolo dei tuoi sentimenti più forti, che ti mette in sintonia con il tuo pubblico
Per sentire di esistere, di essere vivo, poiché nel momento in cui ti esibisci provi delle emozioni e le trasmetti al mondo.
Quello che però molti cantanti e aspiranti tali lamentano è la mancanza di una capacità piena di liberare tutto se stessi tramite la voce, sentono di avere un grande potenziale ma avvertono un limite oggettivo nella propria VOCE, allo stesso modo di un fotografo che ha perso la vista e non riesce a immortalare la bellezza della natura e dei suoi colori.
Per te, che esprimi il tuo vero “io” e le tue emozioni con il canto, non poter usare la voce a pieno, non riuscire a farlo come vorresti, è una vera e propria fonte di sofferenza.
Una sofferenza emotiva.
Una sofferenza che non va sottovalutata.
Che non merita di rimanere inascoltata.
Una sofferenza che può portare allo scoraggiamento.
Alla rabbia.
Rabbia per non riuscire a esprimersi.
Per non essere in grado di tirare fuori ciò che senti dentro con un’espressione vocale pulita e sincera, coerente con le tue emozioni.
E infine paura. Paura di non riuscirci.
Paura di trovarti su quel palco, in quel locale, durante quell’evento a cui speri tanto di riuscire a fare bella figura, e incrociando gli sguardi dei presenti, che sono lì pronti ad ascoltarti, sentire che dentro il petto, qualcosa stringe le tue corde vocali come una morsa di ferro.
È quella l’ansia, la paura. La paura di non farcela, di non essere all’altezza.
È questo che significa non riuscire a cantare a cuore leggero, con la mente sgombra. Perché sai che in quel momento dovresti avere nel petto solo gioia, solo emozioni.
E invece… i presenti nei tuoi occhi leggono paura.
Ora ti faccio una domanda: stai davvero esprimendo te stesso?
Sono queste le emozioni che vorresti esprimere davanti al pubblico?
Perché allo stesso modo in cui, per queste persone, cantare non è solo “cantare una canzone in modo intonato”…
… anche “steccare” davanti a una platea non è solo “steccare”, è lasciare un pezzo di sé stessi, della propria anima, in balia di un’espressione vocale imperfetta.
È come far vedere agli altri quel lato di sé che non vorresti mai far emergere.
Ancora una volta, non riuscire a cantare bene è una vera e propria fonte di sofferenza.
Ti dico queste cose perché è ciò a cui io sono dovuto passare attraverso, agli inizi della mia carriera.
Sai cosa mi ha fatto incavolare di più appena sono entrato in Conservatorio a studiare canto lirico?
Sentire queste parole: “Bella voce Cilia, hai davvero un bel timbro da baritono ma… canti con la voce indietro!”
Avevo già studiato tre anni di tecnica vocale prima dunque è stato come ricevere un pugno allo stomaco!
A cosa mi serviva una “bella voce” se il complimento nascondeva un mio punto debole?
Ma c’era dell’altro: avevo una paura matta di cantare le note acute, tant’è che evitavo come la peste tutti i brani in cui erano contenuti i SOL3!
Su dieci acuti, quattro non venivano. Non poteva essere normale…
Ne ho parlato più volte con la mia insegnante di canto ma, anziché incoraggiarmi ed aiutarmi a trovare una soluzione concreta, mi parlava di sé e dei suoi successi passati, di quanto fosse stata brava, bla, bla, bla…
Quello che mi ripeteva a lezione era di “inspirare gonfiando la pancia e dopo, indurire l’addome” ma… niente da fare, non funzionava!
Forse ero io il problema?
Me lo sono chiesto più volte.
Sembrava che nessuno mi potesse aiutare davvero oltre a me stesso.
Quindi decisi di rimboccarmi le maniche e di cercare una soluzione senza più frignare, alla fine si trattava di me, della mia voce e avrei dovuto essere io “l’artefice del mio destino”, non potevo delegare la mia vita e le mie responsabilità a questo o quell’altro insegnante.
Il mio sogno rimaneva di cantare bene e con sicurezza dalla prima all’ultima nota.
Andai a Venezia, a Vicenza, a Bologna e a Mantova, seguii delle master class di cantanti d’Opera ma niente!
Sentivo che mi stavo avvicinando alla soluzione ma non capivo ancora quale fosse esattamente il PROBLEMA!!
Erano passati più di sei anni dai miei inizi, e spesso chi mi ascoltava mi diceva: “Quando canti è come se trattieni la voce!”
Mi veniva da sbattere la testa al muro!
Avevo girato diversi insegnanti sparsi per l’Italia, avevo speso qualche migliaio d’euro tra viaggi, lezioni e pernottamenti in alberghi vari, il tutto mentre lavoravo con un’attività in proprio.
Avevo iniziato a studiare con uno bravo (almeno così sembrava) e nel frattempo passarono altri tre anni, esatto, non tre mesi, ma ben tre anni della mia vita!!
Una volta, partecipando all’ennesima master di canto a Firenze, l’insegnante mi disse una cosa che mi lasciò di stucco: analizzò il mio modo di respirare e capì che stavo sbagliando qualcosa.
Mi disse: “Tu stai bloccando il diaframma in basso e in questo modo trattieni il flusso d’aria che ti serve per cantare, fai l’esatto contrario di ciò che serve per liberare il suono!”
Cavolo, finalmente avevo individuato il problema ma non la soluzione!!!
Non ci crederai, ma la soluzione definitiva arrivò dopo altri quattro anni di studio e di frustrazioni, e con un altro insegnante.
Con lui mi si aprì un mondo completamente nuovo davanti: dal FA1 al SIb4 la voce iniziò a rispondere come se stessi schiacciando l’acceleratore seduto su di una Ferrari da 700 cavalli!
Fu lui a rivelarmi la Respirazione Centrale e il movimento inverso del diaframma!
Adesso le cose funzionavano come fare 2+2, ah, se solo l’avessi saputo prima…
Nel frattempo mi si presentò l’occasione di un concorso per cantanti lirici: al vincitore veniva affidato il ruolo principale per la Bohème di Giacomo Puccini e, arrivato in finale, mi dovetti “scontrare” con un altro baritono molto preparato.
Il verdetto della giuria fu unanime: avevo appena vinto il ruolo di Marcello, con una menzione speciale del presidente di giuria:
“Siamo felici di aver trovato un interprete dalla bella voce baritonale che canta come facevano i cantanti di una volta”.
È stato facile? Assolutamente no.
È stato soddisfacente? Assolutamente sì.
Ho dedicato oltre 20 anni della mia vita allo studio del canto, 15 dei quali li ho trascorsi a cercare di capire “cosa fare esattamente” e cosa correggere della mia precedente tecnica vocale, tutto per riuscire a cantare con voce libera le note che mi appartenevano, ma adesso voglio risparmiarti anni di frustrazioni e errori.
Se lo vuoi veramente e sei disposto a metterti in gioco, la soluzione sta proprio davanti a te.
Se ti senti bruciare dentro ogni volta che canti una canzone o un’aria d’Opera allora significa che possiedi il fuoco del cantante e nessuno potrà mai spegnerlo. Nessuno!
Se lo senti affievolito e hai smesso di crederci perché non hai trovato l’insegnante giusto, perché non hai più venti anni o perché i tuoi cari hanno smesso di credere in te, allora è questo il momento di riaccenderlo e di farlo rivivere!!